domenica 6 marzo 2011

Caos Galliano

E' notizia recente che John Galliano è stato licenziato da Dior. Ma partiamo dall'inizio.
E'impossibile discutere ciò che ha fatto questo genio della moda, perchè è sotto agli occhi di tutti.Per anni è riuscito a ipnotizzare con i suoi show, riuscendo a far diventare le sue sfilate l'evento più atteso di Parigi, e non solo. La sua creatività l'ha portato dove tutti vorrebbero stare, nell'olimpo della moda, ed è ciò che l'ha fatto conoscere ovunque. Ed è così che si è presentato al mondo quindici anni fa. Grazie a venti bozze disegnate all'istante, si è fatto assumere e apprezzare. Ed è a questa semplicità e follia buona che mi piace pensare. Piuttosto che alle sue perversioni ideologiche, che mi fanno dire: "che triste fine, questa volta nessun ultima uscita in passerella con il botto, niente da ammirare, te ne vai come uno qualunque (anzi peggio), che è la cosa più brutta che possa esserci per uno stilista".
Ma veniamo all'infausto giorno... Attraverso i media si viene a sapere che la polizia ha indagato lo stilista per aver aggredito verbalmente una coppia in un bar chiamato La Perle, nel quartiere alla moda Marais di Parigi. L'accusa è grave: si parla di insulti religiosi e razziali. La risposta non si fa attendere ed esce subito un comunicato firmato da Sidney Toledano,boss della Casa Parigina, in cui con la massima fermezza vengono prese le distanze dai comportamenti antisemiti del gibilterrino e che per far svolgere in massima tranquillità le indagini alla polizia, preferiscono sospendere Galliano da qualsiasi incarico.
L'avvocato del cinquantenne, Stephane Zerbib, ha smentito categoricamente le accuse di antisemitismo mossegli contro e ha affermato, decisa, che sarebbe passata alla controquerela, nel caso queste falsità fossero state reiterate.
I problemi si sono aggravati ulteriormente quando il Britain's Sun ha pubblicato online un video girato nello stesso cafè ma non nello stesso momento dell'arresto del designer.
Nel video girato con il cellulare si vede Galliano seduto, insultare delle persone. Letteralmente, lui attacca: "I love Hitler. People like you would be dead. Your mothers, your forefathers, would all be f...ing gassed.", che tradotto suona tristemente così: "Amo Hitler. Gente come voi sarebbe morta. Le vostre madri, i vostri padri sarebbero tutti f******mente .......". Ho deciso per mia scelta di non tradurre l'ultima parola perchè non voglio ripetere la crudeltà di chi ha sbagliato. Sarei sua complice. Mi limito a scrivere che il riferimento è chiaramente a uno degli scempi più grandi nella storia: lo sterminio degli ebrei nelle camere a gas.
Dopo l'arresto di John, sono giunte informazioni in più sul discusso episodio: la donna di 48 anni sarebbe stata aggredita, con tirate di capelli e insulti come "uno sporco volto Ebreo". La signora ha anche riferito di offese razziali verso il compagno, di parziale etnia asiatica.
Molti i testimoni oculari dell'increscioso reato, che prevede giuridicamente una condanna fino a sei mesi di prigione o una multa fino a 30.000 dollari.
Martedì scorso ( il giorno dopo la pubblicazione del video), Christian Dior ha avviato la procedura di risoluzione contro lo stilista. Fired!
I dirigenti della famosa casa di moda hanno infatti aggiunto: "We unequivocally condemn the statements made by John Galliano which are in total contradiction to the longstanding core values of Christian Dior." ("Noi condanniamo in modo inequivocabile le dichiarazioni rilasciate da John Galliano, che sono in totale contraddizione con i valori fondamentali da lunga data di Christian Dior.")
Come era possibile immaginare, non sono mancate le reazioni, non solo nel campo fashion.
Il volto e testimonial del profumo Miss Cherie Dior, la neopremiata agli Oscar, Natalie Portman, ha usato toni molto duri. Da Los Angeles ha affermato: "Sono profondamente scioccata e disgustata dal video. Come persona, che è orgogliosa di essere ebrea (l'attrice è infatti per metà israeliana), non voglio essere associata con il signor Galliano in alcun modo. Spero che per lo meno, questi commenti terribili ci possano ricordare di riflettere e agire contro questi pregiudizi ancora esistenti, che sono l'opposto di tutto ciò che è bello."
Il New York Times si chiede ora se i commenti della Portman avranno qualche risvolto nel suo contratto con Dior.
Il guru della moda Karl Lagerfield ha invece tuonato in un'intervista al quotidiano americano "Women's wear": "Sono furioso se volete saperlo, furioso che una cosa del genere sia potuta accadere.L'immagine ha fatto il giro del mondo, è un'immagine orribile della moda che fa pensare che gli stilisti e tutta la moda sia così ."
Dopo qualche giorno, attraverso i suoi avvocati, ha parlato anche l'accusato, che si è così difeso: "Sono stato sottoposto a molestie verbali e un attacco non provocato, quando un individuo ha cercato di colpirmi con una sedia. Ho completamente negato le affermazioni rivoltemi contro e ho collaborato pienamente con le indagini della polizia" e punta il dito contro chi ha tentato di attaccarlo: "Ho avviato un procedimento per diffamazione. Tuttavia, accetto pienamente che le accuse mossemi abbiano scioccato e sconvolto le persone". E ha concluso dichiarando: " L'antisemitismo e il razzismo non hanno alcuna parte nella nostra società. Chiedo scusa per il mio comportamento per le offese che ha provocato". Le ultime ci riferiscono di un Galliano che ha prenotato un trattamento di disintossicazione in una rehab in America. Redimersi e curarsi di certo non gli farà male e per alleviare le sue giornate nella comunità, io mi offro di portargli un bel libro di storia, in modo che nessuna sedia, nessuno strano sguardo, nessun litro di alcol possa fargli ripetere oscenità storiche in cui milioni di innocenti hanno subito umiliazioni e infine perso la vita, a causa di menti malate.





martedì 1 marzo 2011

Il pelo nell'uovo: Oscar 2011

Tempo di bilanci per le nostre star hollywoodiane. Ben contente ora di poter rimettersi a mangiare, senza dover controllare ossessivamente bilance e senza dover seguire minuziosamente rigide diete last minute. Le attrici saranno così libere di riporre nell'armadio i vestiti fascianti e liete di tornare a respirare senza il timore che la zip possa saltare da un momento a un altro. E i capelli torneranno alla loro condizione naturale, effetto "primo mattino appena sveglia" senza lacca, cotonatura e forcine. Sarà un lavoro impegnativo l'asportare l'intonaco di kilogrammi di fondotinta, frutto di sperimentazioni di mesi dei più importanti make up artist. Gli attori, invece, staranno facendo i salti di gioia nel poter tornare allo status di uomo di Neanderthal, senza doversi curare di rasature stile Gillette. I bottoni delle camicie salteranno via come rane nello stagno, e lasceranno cadere a terra pancere contenitive e fascie appiattisci vita, prima ben celate.
Così,a mezzanotte in punto, mi sono sintonizzata su sky cinema, pronta a stroncare fior fiori di stilisti oppure ad alzare ancora di più il loro piedistallo dorato. A grande sorpresa tra i colori più indossati c'era il viola, in tutte le sue sfumature, a partire dal lilla di Mila Kunis, per continuare con un tono più scuro del Dolce & Gabbana di Scarlett Johansson e per finire con lo splendido vinaccia del Rodarte di Natalie Portman. Per niente scaramantiche, così, le attrici hanno sfidato la diceria sulla sfortuna.
Tra i colori gettonati, anche oro e argento pallidi o metallici, lo champagne e affini, il bianco. Sono certa che le future spose richiederanno sicuramente modelli similari a quello indossato da Halle Berry, Mandy Moore o lo Chanel di Michelle Williams.
Le stravaganze, ovviamente, non si sono fatte attendere. Anche se devo ammettere che quest'anno si è puntato più su uno stile sobrio, lasciando a casa strascichi kilometrici e puntando invece di più su linee semplici e pulite. Ma c'è chi ha voluto strafare, puntando su mise non troppo convincenti, quanto meno troppe le piume sul Gucci di Hilary Swank e quelle sulla parte superiore del Christian Dior nero di Sharon Stone (che personalmente non mi è piaciuta nemmeno nell'acconciatura bombata).
Veri protagonisti di questo red carpet sono invece state i brillanti: diamanti alle orecchie, al collo, alle dita, ai polsi, sulle spille e sulle pochette. Quasi tutti, rigorosamente Tiffany.
Ma bando alle ciance, ecco le promosse e le bocciate...


Aishwarya Rai, ha indossato un abito Giorgio Armani color bronzo, puntellato da pailettes e un giro di
perline attorno la vita. Molto bello anche il trucco dell'attrice Indiana: uno smokey dai toni bronzati molto brillante e l'eyeliner nero. Sulle labbra un rossetto sul pesca, con un tocco di lucido e matita sul contorno, che riprende il tono del vestito.
VOTO: 8- : Il colore le sta divinamente ma avrei osato di più con i gioielli, magari una collana.





Il premio come "Migliore attrice" è andato alla splendida Natalie Portman, incinta del ballerino francese Benja
min Millepied. Ma vediamo nel dettaglio il suo look. La trentenne ha scelto un abito color vinaccia in seta Chiffon con scollo a V ricoperto da cristalli Swarovski e drappeggiatura che parte dal seno, di Rodarte. Ha deciso di abbinarci dei sandali viola Jimmy Choo e orecchini con diamanti e anello, sempre Tiffany. La borsa, invece, è firmata Roger Vivier.
VOTO: 9. Uno dei più bei vestit
i visti sul red carpet, in grado di seguire in modo perfetto le sue gentili forme pre-materne. L'Oscar è andato decisamente a Natalie, e non solo per la sua perfomance in "The black Swan".




Dopo due bellissimi outfit, passiamo a uno, che personalmente ho stroncato da subito. Ma ho letto e sentito pareri discordanti al riguardo. Vediamo dunque come si è presentata Reese Witherspoon: un vestito dello stilista Giorgio Armani, bianco e nero, con richiamo agli anni sessanta. Accompagnato da gioielli per il valore di un milione di sterline. Al polso dei bracciali in diamanti e platino, orecchini e anello con diamanti e smeraldi, tutti di Neil Lane. Come acconciatura, la Witherspoon ha deciso di optare per una semplice coda alta.
VOTO:4. Non mi piace lo stile retrò del vestito (pur essendo un Armani), non mi piacciono i colori. Attenta Reese a non capitare in un ristorante! perchè qualcuno potrebbe scambiarti per una cameriera e potrebbe voler fare un ordine. A mio parere la salvano solo i gioielli che però non hanno alcuna attinenza con il vestito. E forse, non è proprio un male.




La madrina degli Oscar e prossima Catwoman,
Anne Hathaway, ha deciso di puntare tutto su un vintage di Valentino Hate Couture con rose come applicazioni floreali. Ovviamente il colore potete immaginarlo. I capelli raccolti in un elegante chignon, mostravano gli orecchini in diamanti 10 carati Tiffany. Mentre al collo splendeva una collana, sempre in diamanti Tiffany, 94 carati, per il valore di dieci milioni di sterline. Infine, l'anello da 5 carati. Sulle labbra un colore scarlatto e lo smalto, rigorosamente, rosso.
VOTO:7.



Infine, visto che non posso descrivere tutti i look che hanno sfilato sul red carpet, mi limiterò a scrivere, per ultimo, su quello di Gwyneth Paltrow. La sempre elegante moglie del cantante dei Coldplay, Chris Martin, ha scelto un abito lungo metallico della Calvin Klein Collection, con u
na spilla Louis Vuitton "L'ame du Voyage" in diamanti e pietre colorate adagiate su oro giallo, appoggiata sulla sottile cintura in vita. Ai lobi orecchini appartenenti alla stessa collezione "L'ame du Voyage", costruti sugli stessi materiali.Per completare il look, delle scarpe oro Brian Atwood, con cinturino alla caviglia.
VOTO: 8+. Abito che le calza decisamente a pennello, e la spilla aggiunge quel tocco di eleganza in più.






FONTI:FOTO CELEBUZZ &PEOPLE

martedì 22 febbraio 2011

"...tutti i giorni della mia vita"

Specchio, specchio delle mie brame, quale sarà il giorno più bello della mia vita?
Chi non si è mai posto questa domanda?
Io per molte cose sono una ragazza fortunata, penso di aver vissuto molti momenti belli, soprattutto a partire dagli ultimi due anni e mezzo. Ma quando penso a quale sarà quel famoso giorno, io so già cosa mi dirà lo specchio. E non perchè ho una magica sfera di cristallo tra le mani. La risposta che cerco è in realtà quella vorrei che fosse.
E' il sogno di ogni ragazzina. E' il gioco che fai dall'età di sei-sette anni con la tua Barbie preferita. O costringendo a scuola il tuo amichetto del cuore a impersonificare quel ruolo. Già, perchè i maschietti, già da piccoli, odiano cimentarsi in queste cose smielate, con scadenza a lunga termine.
Crescendo, per molti diventa una formalità, un foglio bianco, un impegno gravoso. In giro c'è meno voglia di crederci, certo anche per la crisi economica. Leggi matrimonio e leggi divorzio. Leggi soldi da spendere in avvocati, da versare in mantenimento a mogli/mariti e figli o per mettere in piedi questa "baracca di tradizioni".
Io, invece, non riesco a perderne proprio il lato romantico, non riesco a vedere l'aspetto puramente economico. Sarà l'amore a farmi scrivere, sarò un'incallita sognatrice oppure sarà che guardo troppi film...
Sarà che sono cresciuta in una famiglia di matrimoni duraturi. Penso ai miei nonni, ai miei genitori, che hanno festeggiato le nozze d'argento. E' bello poter vedere con i propri occhi che due persone conosciutesi in discoteca, siano riuscite a portare avanti un matrimonio di venticinque anni e a dar luce a me e a mia sorella.
Sfoglio il loro album di fotografie e ritrovo tutto questo.E la stessa cosa se guardo i genitori del mio ragazzo. Vedo la complicità e l'amore di chi, nel tempo, ha saputo solo guadagnare da quest'unione.
Sin da piccola ho assaporato questa atmosfera. Ricordo che dovevamo comprare le bomboniere per la mia comunione e un sabato eravamo andati in questo famoso negozio in Toscana. Ero affascinata, strabiliata a vedere tutte queste statuine in porcellana e cigni in cristallo. Giravo tra gli scaffali completamente assorta e rapita da questa situazione. Con il ditino mi sporgevo a indicare quei due futuri sposi che si baciavano e abbracciati, parlottavano tra loro sulla tipografia dei bigliettini.
Il reparto confetti. Il paradiso di ogni golosa bambina. Ce n'erano per tutti i palati e l'odore dolciastro era inebriante. Allungati, a cuore, grandi, piccoli, argentati, dorati, rosa, celesti, alla mandorla, alla cannella, al cioccolato e tutti i gusti inimmaginabili.
E poi il settore con i fiocchetti, il tulle, i nastri, la trina e le decorazioni per le confezioni.
Crescevo ritagliando immagini di vestiti da sposa dai settimanali di gossip a casa di mia nonna, che puntualmente si chiedeva il perchè dei misteriosi buchi tra le pagine, e poi, fiera, li incollavo nel mio quadernone.
E poi ci sono i vari "Prima o poi mi sposo", "Il padre della sposa", "Se scappi ti sposo" fino ai più recenti "Bride wars", "27 volte in bianco" e "La rivincita delle damigelle". Quei film da vedere sul divano con il pigiama antistupro addosso e il classico barattolo americano di gelato tra le mani. Penso che potrei recitare buona parte delle battute della wedding planner Maria Fiore o che potrei descrivere nei minimi dettagli tutte le linee dell'abito Vera Wang, tanto conteso da Anne Hathaway e Kate Hudson.
E non penso sia un caso se tutte le favole finiscono con le nozze e un "vissero felici e contenti".
C'è stato un lungo periodo in cui ho pensato che la mia strada potesse essere nel campo dell'organizzazione di matrimoni. Mi ci vedevo troppo con la valigetta-kit correre in assistenza di qualche sposa ansiotica o girare per i più bei castelli in cerca della location perfetta o ancora coordinare il bouquet ai vestitini delle piccole damigelle.
E a proposito, da sempre ogni vetrina che espone abiti da sposa, la catalizzo. Ho una specie di radar, per cui cammino, parlo, mi distraggo ma appena sbircio quel colore, mi fermo di colpo, non parlo più e resto incollata al vetro ad ammirare. Lo faccio con mia mamma, lo faccio quando sono con il mio ragazzo. Che adesso è il primo a farmi notare quei negozi.
Mi piace vedere gli eleganti guanti lunghi, il velo, i diademi, i fiori da fissare tra i capelli, lo scintillio dei cristalli cuciti a mano sul corpetto, il kilometrico strascico. Lo immagino avanzare lieve sul tappeto rosso in chiesa, mentre l'organista suona l'Ave Maria di Schubert, e i bambini che si divertono a rincorrerlo, come se fosse un aquilone, e le bambine che sognano, invece, di averne uno simile per il loro matrimonio. I flash del fotografo che cercano di catturarlo e immortalarlo con la Nikon legata al collo.
Giunta all'altare, penso che anche la più miscredente, la persona meno tradizionalista, debba arrendersi. Ti volti e vedi colui che ami, con cui passerai il resto della vita, momenti belli e giorni grigi. Vedrai come proiettata al cinema una pellicola "Best moments" di ciò che ti aspetta. La persona con cui ti sveglierai ogni mattina e con cui dormirai ogni notte; che ti vedrà struccata e tirata a lucido; che ci sarà quando gli annuncerai una bella notizia e quando avrai avuto una pessima litigata con il capo a lavoro..
Leggi l'emozione nello sguardo, l'arrancare della voce nel farti la promessa e il tremolio della mano nell'infilarti la fede.
E solo allora diventi consapevole che sei nel posto giusto, con la persona giusta. E che per quanto sia un semplice "foglio bianco", ti cambierà la vita.
Till death do us part.


martedì 1 febbraio 2011

Non una storia qualunque

Una storia come la nostra non si dimentica. Nata scritta, lungo quel filo di parole che ci ha presentati, lungo quella sinfonia di note che ci ha uniti.
Un continuo crescendo, un continuo rincorrersi. Farsi male a vicenda, riprendersi senza mai perdersi. Così diversi da essere opposti ma senza mai respingersi.
Ciò che mi ha portata sempre a lottare, a crederci, a fare da scudo a noi, rispondendo agli attacchi nemici con una forza pari o maggiore a quella che ci era rivolta. Il non ascoltare nessuno, allontanare chi ci veniva contro o le intromissioni non gradite. Non avrei mai permesso a nessuno di dire qualcosa contro di te, perchè sarebbe stato qualcosa detta anche contro me. Perchè tu mi vivi dentro, sei un nucleo in me, qualcosa che non si stacca in alcun modo, che ha una forza attrattiva per cui qualunque cosa tu faccia, io non riesco a lasciarti andare.
Perchè sei colui che appena si è affacciato nella mia vita è stato capace di liberarmi da un sentimento intenso ma malato per un'altra persona, l'hai annullato e con la stessa forza sei stato capace di farti spazio, entrare e farmi tua. Per sempre. Perchè io non ho mai visto alcuna scadenza tra noi, non eravamo uno yogurt, che poteva andare a male. No, noi saremmo andati avanti, con lo stesso buono e intenso sapore, senza mai stancarci.
Con te sono cresciuta, mi hai insegnato l'amore, quello vero, puro, che a questi livelli non avevo ancora provato. Ho imparato cosa significa amare e essere amati. Mi hai sempre fatta sentire al sicuro, nel mio castello (ricordi la nostra favola che avevo scritto?) e non avevo mai avuto qualcuno accanto giorno e notte per due anni e mezzo, pronto ad ascoltare i miei malumori per un litigio o un esame andato male. A fianco anche nei momenti belli, forse perchè la fonte di questa felicità eri quasi sempre proprio tu.
Con te ho fatto un sacco di esperienze, le prime; ho imparato cosa vuol dire avere una persona costantemente nella testa e nel cuore; che non devo vergognarmi a camminare mano nella mano con chi amo o a mostrarmi affettuosa in pubblico. Mi hai fatto dimenticare tutti i paletti che ho sempre messo in un rapporto. Con te mi sento libera di essere ciò che sono, in ogni momento e umore.
Tu sei ancora capace di farmi arrossire come la prima volta che ci siamo visti. Un imbarazzo bello, pulito, puerile, che dovrebbe farti capire ancora di più che tu non passi mai e di certo non così facilmente.
Sei in grado di rendermi insicura e inadeguata, come se fosse un primo appuntamento. Gli piaceranno i capelli? E il trucco? E questa maglietta?
Non mi fai mai perdere l'entusiasmo. Ce l'ho ancora quando ci vediamo, quando ti organizzo una sorpresa e voglio che tutto sia perfetto, ce l'ho quando parlo di te o quando semplicemente mi dici qualcosa di carino.
Conosci i miei occhi, conosci quelle pagliuzze chiare immerse nel marrone. Le avevi viste al sole,la prima volta da fidanzati che sei venuto a Livorno.
Sai che anche in loro c'è un po' di te, perchè tra un milione di persone io ti riconoscerei e ancora ti sceglierei, senza curarmi di nessun'altro. Anche se fosse qualcuno a un millimetro da me.
Poi ci sono i giorni in cui mi fai sentire speciale, momenti indimenticabili, fotogrammi che si ripresentano puntuali nei sogni o nell'ascoltare una parola o nel guardare un oggetto che li richiama.
Come il bacio più romantico di sempre, con la pioggia, noi due sotto l'ombrello, fermi al semaforo, e ovunque ti giravi c'erano bellissime lucine natalizie rosa. Non lo dimenticherò mai.
Per non parlare delle quarantotto ore su quarantotto insieme in estate. Sì, insieme funzionamo alla grande.
E poi di ritorno dal capodanno? In macchina, nei sedili posteriori, fianco a fianco a scriverci sms.
Il dormire insieme, abbracciati, è il paradiso per me. Mi sento al sicuro, mi piace accoccolarmi a te sotto le coperte, con le mani intrecciate.
E' l'unico momento in cui riesco a non pensare a niente, ho te accanto e il mondo se ne va.
Io che sveglio te, tu che svegli me e la solita nuvoletta nera sopra la testa di Paperino che ogni mattina a casa mi fa compagnia quando apro gli occhi, sparisce come per magia.

La nostra storia non sarà perfetta, avrà dei problemi, ma tutti i rapporti hanno un qualcosa che non va, qualcosa da guarire.
Nella sua imperfezione è speciale ed è così che fa sentire anche me. E'ciò che che la fa distinguere da tante brutte copie stereotipate allo stesso modo. E non è poco in un mondo di cloni. Io non la cambierei con nessun'altra, con nessun'altra felicità.

E io e te insieme, nella nostra imperfezione, ci distinguiamo da chiunque, siamo irripetibili, come ciò che ci lega. Un sentimento unico, che non ha intenzione di diminuire ed è ciò che mi fa dire che io scelgo ancora, sempre e solo te.




giovedì 27 gennaio 2011

Il calcio per una ragazza particolare

Sono una ragazza per così dire "atipica". So cos'è un fuorigioco e non ho bisogno della saliera e dell'olio per capirlo. So che La Bombonera è uno stadio. No, ragazze non ho detto la bomboniera dei confetti per il matrimonio, ma la casa del Boca. "Boca boca juniors" , ho ancora in testa questo coro dopo la vittoria in Coppa Intercontinentale contro il Milan e ricordo quanto quel giorno tifassi per Abbondanzieri.
So i colori delle maglia del Flamengo e che quella del San Paolo è rossonera.
Conosco nomi e cognomi dei giocatori della serie A,albo d'oro, ruolo, specialità e le squadre in cui hanno militato.
Seguo la Liga, la Bundesliga, la Premier. Ho una squadra preferita anche in Scozia e no, non sono i Rangers.
Sono una ragazza e non mi interessa vedere i calciatori cambiarsi nello spogliatoio. Li preferisco quando fanno un tacco a smarcare, un cross pennellato prefettamente, quando il mio capitano fa un pazzesco recupero su un ragazzino classe 88 e insegna a tutti che l'età è solo un numero sulla carta d'identità ed è il fiato, quello sì, che conta. Vedere Raúl, continuare a fare la differenza in qualsiasi campionato si trovi, il miglior marcatore in Europa, e con l'entusiasmo di un allievo baciare ancora l'anello, come se fosse il suo primo gol. L'angel blanco. Mi piace vedere un calcio di punizione perfetto, alla Di Natale o alla Sneijder, per intenderci.
Non mi importa il bel faccino di un giocatore o la sua massa muscolare, non mi importano le copertine o i calendari.
Non vado tutti i giorni ad Appiano, non ho trecento autografi e non perseguito i giocatori. Ma mi piace lo stadio, quello che per me è "La scala" del calcio, il tetto del mondo. Passione, colore, emozione per novanta minuti. Ed è a San Siro, che ho visto per la prima volta il mio ragazzo (Inter-Manchester United).
Compro la Gazzetta dello Sport e la leggo, non la prendo per un poster o per vedere le figure. E gli uomini se ne stupiscono. Per poi mettersi a disquisire con me su Bearzot e vengono così fuori particolari di episodi a me sconosciuti, vista anche la mia età.
Scrivo su un forum di calcio e amo film come "Hooligans, Sognando Beckham e Goal".
Quando guardo una partita sono la ragazza più sgraziata che ci sia e il mio essere femminile scappa da quanto si vergogna di me. Mi dimentico che non si dicono parolacce, che non si augura il male a nessuno, che non si urla.
Mio babbo mi dice sempre che nemmeno se avesse fatto un figlio maschio, sarebbe venuto tifoso quanto me.
E mi sento orgogliosa di soddisfare le sue domande quando mi chiede cose che non sa su un giocatore.
Disprezzo le varie soubrettine che si ergono a paladine di una squadra, solo quando è sulla cresta dell'onda e per il loro unico scopo di farsi pubblicità. Proclamano strip tease di basso livello, come se non dovessimo già vedercele mezze svestite ogni giorno alla tv..
Per me tifare una squadra di calcio è come amare il proprio fidanzato, lo ami a prescindere, nel bene e nel male. Anche se a volte ti fa arrabbiare.
Io c'ero quel 5 maggio 2002. C'ero e piangevo, mentre nella mia città tutti festeggiavano la promozione nella serie B. Ero presente allora e lo sono ora.
Mi sento orgogliosa dei miei colori, della mia società e del mio Triplete.



Una ragazza che crede nelle zolle del Meazza, nel numero 3, nella curva Nord e che cerca di sfatare i vecchi cliché sulla donna. Perchè il calcio non ha sesso.






mercoledì 26 gennaio 2011

Non sarai troppo grande per una sindrome da Peter Pan?

Addormentarsi con il tiepido sole che batte sul viso,filtrato dal finestrino di una macchina. La radio che passa qualche canzone, come se volesse farmi da ninna nanna e cullarmi. E portarmi via con sé. Verso quel paesaggio verde, di erba rinsecchita e gialla ormai gelata dal freddo, in cui da piccola mi perdevo per ore.
Già, viaggiare il sabato e la domenica con i miei, era un qualcosa di unico, che aspettavo con ansia, curiosità e felicità. Una scampagnata, una gita in qualche paesello toscano in cui il tempo sembrava fermarsi e se stavi in silenzio potevi riuscire a sentir battere i tamburi e gli sbandieratori lanciare e riprendere le loro colorate bandiere. Oppure andarvamo a raccogliere le castagne, i funghi. Quanto erano buoni gli odori dei boschi, il contatto con la terra, le foglie e mi sentivo orgogliosa di esser riuscita ad imparare come si fanno i cerchi nell'acqua con i sassi. Dovevano essere piatti, questo era il segreto.
Quando sei piccola, sono queste le cose che ti interessano, le cose semplici, pulite, bucoliche. Litighi per un giocattolo, ti chiedi quanto la tua migliore amica ti voglia bene da uno a dieci, ti impunti perchè la mamma non ti compra le tue caramelle preferite.
Il cuore non soffre, non lacrima sangue quando hai sei anni. Batte sull'onda del cartone che ti piace tanto, per un "superbravissima" preso a scuola, per un lavoretto di creta ben riuscito.
E quella canzone sembrava volermi riportare a quel periodo, lontana da dove sono adesso. Con la testa, intendo.
Ero uscita per svagarmi, per non pensare...finì per chiedermi cosa sarebbe successo, se le cose che vedevo in quel momento come il traffico, un vasetto di fiori su una rotatoria, il semaforo rosso, un Babbo Natale ancora appeso sul terrazzo, l'insegna di un negozio, le avrei riviste nello stesso modo. O se di queste stupidaggini tra dieci giorni, un mese me ne fregherò.
A questo pensavo e a questo continuavo a pensare anche quando al supermercato alcune persone erano intente a scegliere l'offerta migliore o i cereali per la colazione. Sono solo uno stupido pacco di cereali, cosa perdete tempo a leggere i valori di nutrizione? Ci sono cose più importanti. E io a quelle tornavo. Ero un'altra, una non me, non c'era più la ragazza leggera che si incantava e si immaginava cosa c'era dietro quel pacco di avena. Magari quella signora era a dieta, per questo era così attenta a calcolare gli zuccheri. Oppure a casa l'aspettavano i suoi bambini per una golosa merenda, o forse quella marca era la preferita del marito e lei era così premurosa da essersi messa gli occhiali per assicurarsi che erano proprio quelli che cercava.
Già, perchè io sono questa, io sono un'esploratrice della vita, ma non perchè voglia farmi gli affari degli altri ma perchè provo una sorta di fascino in ciò che mi circonda e non voglio perdermi un attimo di niente. Voglio andare a fondo nelle cose, costruendoci storie, immaginandole, sognandole. Mi piace studiare le persone, i loro gesti, ma anche gli oggetti. Così da chiedermi perchè quel vaso di fiori fosse appoggiato su quella rotatoria. Forse un terribile incidente, un genitore che soffre per la perdita del figlio, forse uno scontro che ha portato a conoscere due innamorati proprio in quel punto. Un amore finito ma che alla ragazza ha lasciato un bel ricordo e vuole rimembrarlo così. Sì, vabbè, meno credibile questa mia visione romantica.
Ma io per ventiquattro anni sono stata questa. E adesso? Adesso non so più cosa sono. Colpa della confusione, colpa di questa situazione. O forse soltanto frutto della mia crescente maturità, capisci che con i sogni non vai da alcuna parte, i sogni non ti fanno mangiare, non ti danno un posto di lavoro e uno stipendio.
I sogni ti illudono, i sogni sono per chi crede nelle scarpette di cristallo perse a mezzanotte, nelle zucche che diventano carrozze, negli elisir "drink me" che ti fanno ingrandire o rimpicciolire. Non più per me, eppure io li ho sempre rincorsi, ci ho creduto con ferma convinzione e ho lottato affinchè si avverassero.
Perchè, vuoi forse dirmi, che tu non lotteresti per amore? O per felicità.





martedì 16 marzo 2010

Sotto la lente d'ingrandimento


Questa sorta di rubrica analizzerà il look e lo stile delle personalità più in voga del momento.
Come primo personaggio, ho deciso di trattare Lady Gaga, che di certo fa di tutto per non passare inosservata. Come dire, bene o male, l'importante è che se ne parli.

Ascoltando una sua intervista durante una conferenza, di cui riporto il virgolettato, mi colpì questa cosa:
"I’m having a very strong obsession mostly with clothing found in sex shops" e cioè, che è ossessionata dai vestiti dei sexy shop e che quindi ne trae ispirazione per il suo stile.
E non è poi così assurdo accorgersene: basta pensare ai pochi metri di lattice in cui spesso si avvolge, oppure a quei completini di pelle nera e borchie.
Ma la ventitrenne è così: le piace provocare, quel gioco sottile (nemmeno troppo) di ambiguità, di doppi sensi, il far intendere ma non esplicitare. Tutte cose che si ritrovano poi anche nella sua musica (cito qui "Poker Face", metafora della sua presunta bisessualità).
Sempre durante l'intervista a Malta, la cantante di origini italiane, affermò:
“I would venture to say that all that clothing was designed by gay men.”
E questo, devo dire che mi ha stupito perchè uno dei luoghi comuni per eccellenza è che i gay abbiano un gran gusto in fatto di moda (non a caso, i maggiori stilisti di fama mondiale sono omosessuali) e non voglio credere che uno di questi uomini abbia potuto creare "quel famoso vestitino con l'aragosta".
Ma andiamo nel dettaglio:
-una volta, si presenta con una tutina fatta di trasparenze e pizzo mentre in testa ha una gigantesca rosa nera, che sembra ricordarmi uno di quei carri di cartapesta del carnevale di Viareggio
-poi la vediamo, durante una sua esibizione, nella sua mise preferita: quella di provocatrice.
Si cala infatti in un costume da suora. O meglio, della versione religiosa c'è solo il velo, perchè il resto è nylon trasparente e scotch sui capezzoli.
-come terza cosa, ho notato la passione di Lady Gaga per i peluche. E' facile trovare, infatti, sue foto con vestiti carichi di pupazzi, in particolare Hello Kitty.
- per uno spettacolo in onore della regina, invece, si è presentata in un abito in lattice rosso in stile elisabettiano con le spalle appunto rigonfiate e un pesante trucco porpora. La cantante che, per l'occasione, si era autocensurata in qualche esibizione canora(la scena del suicidio), non si è così trattenuta nemmeno al cospetto di sua maestà.
Pare che la cantante dai capelli platino, abbia fatto colpo sulla regina. Sarà forse che il cappello aragosta, le abbia ricordato uno dei suoi particolari cappelli?


Bè insomma, se il motto di Lady Gaga è stupire, anche in quello penso che sarebbe disco di platino.